“Bianco” è un’opera che parla dell’innocenza e del durissimo percorso che ci porta a perderla senza volerlo e quasi senza accorgercene. I veri amori caduti nell’indifferenza, l’energia e l’ingenuità degli adolescenti diluite nel trascorrere degli anni, la malinconia di un temporale visto alla finestra che ci fa ricordare di tante cose che sono state, la speranza che ritorna “una domenica mattina […] ed il bianco e nero a un tratto si colora.”
Onof (nome d’arte di Amedeo Pesce) è un cantautore.
Lo pseudonimo rappresenta un omaggio al film di Tornatore “Una pura formalità”, intepretato da Gérard Depardieu, in cui il protagonista deve il nome e l’arte ad un barbone, suo maestro ed amico. “In un certo senso – dice Onof – è stato così anche per me”.
Non esiste una vera è propria biografia in quanto Onof è una delle due personalità di un uomo a cui la vita non ha consentito di potersi dedicare alla musica a tempo pieno. La sua musica è, perciò, come se fosse sempre rubata, confinata in un tempo astratto che non esiste davvero e che si materializza solo a volte, quando l’aria è serena.
Una cosa importante però c’è: i dischi sono autentici e parlano dell’uomo, della sua vita, dei suoi amori, delle sue paure e dei suoi sogni di serenità e di futuro che, più di ogni altra cosa, lo salvano.